Il 2020 non si è per nulla aperto nel migliore dei modi. Già dai primi mesi ci ha, neppure troppo gradualmente, destato potendoci di fronte ad un fenomeno di portata mondiale.
Abbiamo conosciuto un nuovo virus, il SARS CoV-2, che ha portato alle misure che tutti stiamo vivendo.
Ad onor di cronaca, va detto che i soggetti implicati nella definizione di “allarmi internazionali” sono sostanzialmente 2: RSI (Regolamento Sanitario Internazionale), il quale è un organo con poteri giuridici e la OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) implicata maggiormente nel definire temi e linee guida di tutela per la salute. In realtà dal 2005 si sono susseguite 6 emergenze di sanità pubblica di rilevanza internazionale*.
Queste premesse, hanno il mero scopo di comprendere che, quanto sta avvenendo è un fenomeno sovraordinato rispetto ai vari Stati. Certamente, il nuovo Corona Virus, ci sta direttamente interessando a differenza delle altre epidemie od influenze di che non ci hanno coinvolti così da vicino.
La lenta comprensione di quanto stava avvenendo è stata funzione di più aspetti: la novità di questo virus, la preponderante infodemia operata dai social e fenomeni di negazione.
I due scenari che presto si sono delineati sono entrambi definibili come “mortiferi”, il primo diretto e legato alla salute, l’altro “più a lungo termine” e determinato da aspetti di globale crisi economica.
In certe manifestazioni sono infatti rintracciabili alcune fasi tipiche del lutto (Elaborazione del Lutto, Kübler Ross) in primis la negazione, inferibile dai molti noti slogan presto esposti.
Ispirandomi ad un noto aforisma “per gli addetti ai lavori”, questa epidemia ha dato uno schiaffo al narcisismo europeo. Ha ricordato, nonostante la stessa ancora venga negata, la caducità umana.
Come accennato, tuttavia, il meccanismo della negazione è ancora prevalente ed allontana la consapevolezza originando un turbinio di elucubrazioni che decentrano il nocciolo della questione.
Va detto, che non sempre si tratta di “meccanismi di difesa” ed anzi evocarli, presuppone una sorta di fiducia nell’uomo che non sempre incontra riscontro.
Ma torniamo alla “crisi” ed alle misure adottate, inedite per i nostri tempi: abbiamo imparato neologismi (provenienti dalla lingua anglosassone) quali “lockdown” e sperimentato la solitudine dell’isolamento sociale.
In questi frangenti, la novità ed il cambio routinario hanno condotto ad avere tempi dilatati e non sempre “allocati”. Possedere maggiori quantità di tempo, specie senza averlo pianificato, può anche aver generato disorientamenti oltre che condurre ad un massiccio uso dei social network.
Il trascorrere del tempo, ha mutato le nostre risposte e siamo così passati da canti esorcizzanti e propiziatori al vedere sfilare esercito a bare.
Navigando tra i social è possibile osservare l’emersione di vari fenomeni, due dei quali sembrano essere piuttosto diffusi, inoltre è possibile ipotizzare meccanismi simili a sostegno degli stessi.
Nella fattispecie, faccio riferimento al body shaming il quale, ad avviso dello scrivente, va inteso come una sottocategoria del cyberbullismo, ed una massiccia “caccia alle Streghe”.
La psicologia dinamica ha descritto meccanismi, definiti proiettivi, che “mettono nell’altro” ciò che detestiamo di noi stessi. Si tratta di un passaggio automatico e non consapevole, chi proietta si trova a giudicare, a sentirsi in pericolo e ad essere arrabbiato. Non è facile comprendere come, spesso, reagiamo con ostilità a causa di nostre pesanti questioni interne: per liberarcene le “individuiamo” negli altri. Questo, sbrigativamente, potrebbe essere “la molla” che ha fatto scattare il “body shaming”, il quale in maniera molto riduttiva e semplicistica, può essere figlio della nostra intima attuale sensazione di privazione di cura personale. È un po’ il meccanismo, tra l’altro molto consolidato, del vedere “la pagliuzza nell’occhio altrui ma non la trave nel proprio” (fenomeno evidente riconosciuto e già presente intorno al 30 d.c….).
A sostenere poi il cyberbullismo e tutti questi fenomeni aggressivi, vi è la (percezione di) deindividuazione e la deresponsabilizzazione tipica dei soggetti che ritengono di essere anonimi. Inoltre la mancanza di rapporto vis a vis allontana dalla coscienza la consapevolezza che si sta agendo una forma di gratuita violenza verso una persona reale.
Il medesimo processo poc’anzi descritto, può a sua volta essere usato per proteggerci dall’angoscia, è meglio riuscire a vedere il mondo esterno come minaccioso, piuttosto che essere coscientemente in tensione.
In questo caso non si andrà a colpire un singolo individuo ma, ci sarà il sospetto di qualcosa che trama contro di noi per indurci o tenerci in un certo stato. In questo caso, l’effetto “minaccia esterna”, potrebbe essere contenuto facendo un esercizio di logica, ovvero chiedendosi a chi gioverebbe procurare una certa situazione es: chi potrebbe avere dei tornaconti nel bloccare l’economia mondiale? Evidentemente nessuno.
Ad alimentare questo fenomeno vi è poi la cosiddetta infodema (altro neologismo), ovvero l’insieme di tutte quelle informazioni che giungono dai canali più disparati. Essere bombardati da informazioni catastrofiche o complottiste che giungono da vari canali, vanno ad amplificare i cosiddetti “effetti di mera esposizione”.
La nostra realtà è costituita non solo da elementi interni (conoscenze personali, sensazioni proprie, bisogni), ma anche da ciò che cogliamo dall’ambiente. Essere immersi in messaggi complottistici o di tenore disfattista, inevitabilmente orienta i nostri pensieri in tali direzioni (vediamo solo ciò di cui tanto si parla). Le narrazioni, il sentirne parlare spesso da più persone, vanno inoltre a rinforzare le medesime convinzioni col risultato di influenzare negativamente il nostro umore.
Ancora una volta, questi fenomeni possono essere agevolmente superati attraverso il ricorso alle fonti ufficiali di informazione. Tali approvvigionamenti esplicativi vanno cercati nella scienza ufficiale, disciplina dotata di oggettività e ripetitività, l’unica che ci permise di uscire dalle superstizioni medioevali.
*2009, H1N1; 2014, Polio wild type, 2014 epidemia Ebola in Africa occidentale; 2018, Epidemia da virus Zika; 2019, Ebola in Repubblica del Congo e dulcis in fundo 2020, epidemia da nuovo Corona Virus. Fonte: Istituto Superiore di Sanità.